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Attualità

Living Planet Report del WWF: dati allarmanti per il pianeta

Orang utan baby (Pongo pygmaeus) head portrait of baby, Semengoh Nature reserve, Sarawak, Borneo, Malaysia. Endangered.

Mammiferi, uccelli, anfibi ma anche pesci e rettili. Negli ultimi 50 anni la popolazione di animali selvatici si è ridotta in media del 69% in tutto il mondo a causa dell’attività umana, con picchi del 94% in America Latina e Caraibi. Lo stabilisce il Living Planet Report 2022 del Wwf che, in vista della Cop 15 in programma in Canada dal 5 al 17 dicembre, si appella ai grandi del pianeta: “Serve un accordo per invertire la perdita di biodiversità e contrastare il cambiamento climatico”.

Il Report monitora di anno in anno quasi 32mila popolazioni di oltre 5mila specie di vertebrati. Tra quelle che risultano più danneggiate ci sono i delfini rosa di fiume dell’Amazzonia, i cui esemplari sono calati del 65% tra il 1994 e il 2016 nella riserva di sviluppo sostenibile di Mamirauá, in Brasile. Non stanno meglio i gorilla di pianura orientale, con un declino stimato dell’80% nel Congo tra il 1994 e il 2019. Lo stesso vale per i cuccioli di leone marino dell’Australia meridionale e occidentale, ridottisi due terzi tra il 1977 e il 2019. Le specie di acqua dolce sono diminuite più di quelle che si trovano in qualsiasi altro habitat, con un calo della popolazione dell’83% dal 1970.

I principali fattori di perdita della fauna selvatica sono lo sviluppo industriale, l’agricoltura, l’introduzione di specie invasive, l’inquinamento, i cambiamenti climatici e le malattie. Il direttore generale di Wwf International, Marco Lambertini ha parlato di “un devastante calo delle popolazioni di fauna selvatica, in particolare nelle regioni tropicali che ospitano alcuni dei paesaggi più ricchi di biodiversità del mondo”.

L’appello è quello di  aumentare gli sforzi di conservazione e ripristino, rendere sostenibili la produzione e il consumo di cibo, promuovere la decarbonizzazione rapida e profonda di tutti i settori.  “La perdita della natura non è solo una questione morale ma di sicurezza anche per l’umanità”. Una speranza, in questo senso, sembra venire però dalle nuove generazioni. “Abbiamo una popolazione giovane, intraprendente e sempre più istruita, che mostra maggiore consapevolezza sui problemi della natura”.

 

 

 

C.T.

 

 

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