Sabato 26 giugno sono stati celebrati i 100 anni di Nino Manfredi nella magica cornice delle Grotte di Pastena, evento rimandato da Marzo a causa della pandemia.
Non tutti sanno infatti che il celebre attore passò i primi anni della sua infanzia proprio a Pastena.
Con l’occasione è stato inaugurato il Parco Nino Manfredi con una targa che recita:
“Parco Nino Manfredi. Attore di Pastena immortalò il linguaggio, lo stile e la simpatia”.
Arturo Gnesi, Sindaco di Pastena, in questa circostanza ha scritto su Facebook:
“Ho imparato in questi giorni a conoscere meglio Nino Manfredi.
Non volevo un’operazione di marketing, ovvero sfruttare un’icona del cinema italiano solamente per tirare su l’immagine del paese.
Non ho studiato la sua collezione di film, non ho letto le biografie, non ho chiesto aiuto a Wikipedia ma ho cercato di capire dallo sguardo e dall’espressione del volto se avesse qualche legame con la gente che ha vissuto e vive a Pastena.
Sorvolando sui possibili mugugni degli esperti cinefili credo che all’inizio della sua carriera si sia per necessità tenuto lontano da Pastena per non sfigurare dinanzi all’elité dello spettacolo e dei produttori nazionali.
Troppo sconfinato e minuto il paese nel quale era cresciuto, poco evoluto, troppo contadino anche per chi non disdegnava le origini rurali. Lo sguardo malinconico e talvolta alla ricerca di quell’ambiente familiare relegato all’infanzia, la mancanza di quelle voci che rimbombavano nella piazza del paese, il ricordo delle piccole botteghe, gli artigiani all’opera e il gruppo di bambini che non mancava di fare caciara nelle feste patronali.
Solo al culmine della sua carriera, come un fuoriclasse sul campo da gioco, ha vinto le sue paure ed è tornato a cercare quel passato che gli era sfuggito.
Nino è un mondo pieno di espressività, di sentimenti, di sofferenza e di contraddizioni come evidenziato dal teatro di Bruno Basile.
Il linguaggio, lo stile, la simpatia di un uomo che ha nel suo dna un pezzo della storia di Pastena.”
Non volevo un’operazione di marketing, ovvero sfruttare un’icona del cinema italiano solamente per tirare su l’immagine del paese.
Non ho studiato la sua collezione di film, non ho letto le biografie, non ho chiesto aiuto a Wikipedia ma ho cercato di capire dallo sguardo e dall’espressione del volto se avesse qualche legame con la gente che ha vissuto e vive a Pastena.
Sorvolando sui possibili mugugni degli esperti cinefili credo che all’inizio della sua carriera si sia per necessità tenuto lontano da Pastena per non sfigurare dinanzi all’elité dello spettacolo e dei produttori nazionali.
Troppo sconfinato e minuto il paese nel quale era cresciuto, poco evoluto, troppo contadino anche per chi non disdegnava le origini rurali. Lo sguardo malinconico e talvolta alla ricerca di quell’ambiente familiare relegato all’infanzia, la mancanza di quelle voci che rimbombavano nella piazza del paese, il ricordo delle piccole botteghe, gli artigiani all’opera e il gruppo di bambini che non mancava di fare caciara nelle feste patronali.
Solo al culmine della sua carriera, come un fuoriclasse sul campo da gioco, ha vinto le sue paure ed è tornato a cercare quel passato che gli era sfuggito.
Nino è un mondo pieno di espressività, di sentimenti, di sofferenza e di contraddizioni come evidenziato dal teatro di Bruno Basile.
Il linguaggio, lo stile, la simpatia di un uomo che ha nel suo dna un pezzo della storia di Pastena.”
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