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Serie D, i capitani delle retrocesse: “Vogliamo risposte immediate”

“Vogliamo risposte immediate dalla FIGC e dalla Lnd”.

È l’appello che lanciano i capitani delle squadre retrocesse a tavolino in Serie D, uniti in un gruppo creato dal capitano del Città di Anagni Francesco Cardinali.

“Riteniamo che non si possa retrocedere per colpa di una pandemia e soprattutto con tante gare ancora da dover giocare – si legge nella nota ufficiale – crediamo che non sia giusto promuovere le migliori seconde dell’Eccellenza e far retrocedere le ultime quattro della Serie D e non ne facciamo una distinzione economica, al contrario. Sappiamo degli
innumerevoli sforzi che anche i presidenti di società appartenenti alla seconda categoria dilettantistica compiono ogni anno, con la speranza di raggiungere obiettivi sempre più ambiziosi e regalare palcoscenici
ancora più importanti alle proprie tifoserie e alle proprie città. La verità, però, è che in condizioni normali, anche facendo i Playoff non si viene automaticamente promossi, e ad avere diritto al passaggio in Serie D sono solamente le prime di ogni girone. Riteniamo ingiusto, inoltre, che siano le società che sono in netto ritardo con i pagamenti a mantenere la categoria, mentre le società che hanno, con puntualità, mantenuto gli accordi verranno inesorabilmente penalizzate. La decisione presa dalla Lega Nazionale
Dilettanti, in aggiunta ad una situazione già precaria per l’emergenza sanitaria in corso, mette in seria difficoltà molti ragazzi, atleti ma ancor prima padri di famiglia, che devono avere il modo e i mezzi per poter sostenere dignitosamente loro stessi e i propri cari. Ci domandiamo, infine, perchè noi calciatori dovremmo avere, all’interno del nostro curriculum, una retrocessione non arrivata sul campo e perché dovremmo rischiare, in questo modo, di condizionare la nostra carriera. Chiediamo, quindi – conclude la nota firmata dai capitani delle squadre retrocesse – che venga rivista la
decisione di far retrocedere a tavolino le ultime quattro in classifica, e che venga valutato l’impegno delle società a mantenere gli accordi economici rispetto a chi, evidentemente, non lo ha fatto”.

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